L'ideologia nucleare

Le recenti discussioni legate ai progetti per I nuovi impianti nucleari europei di Hinkley Point e Olkiluoto rivelano, a mio parere, una impostazione ideologica di alcune politiche energetiche.

Solo l'esposizione dei veri costi che stanno drammaticamente emergendo, grazie anche alla indisponibilità dei governi nazionali di coprirli e nasconderli attraverso sostegni pubblici, fa comprendere che ciò che in fondo guida le scelte a vantaggio degli impianti nucleari tradizionali sono visioni nostalgiche di un mondo bipolare, dove solo le nazioni detentrici di competenze nucleari (per lo più belliche) e di giacimenti di uranio possono risolvere I problemi energetici mondiali.

Pensate soltanto che, nel tentativo di rendere le energie rinnovabili economicamente svantaggiose, si impone, per il loro calcolo, di considerare (giustamente) il costo per lo smaltimento sia degli impianti (pannelli, generatori elettrici ecc.) nonché il costo per il "make green" del sito.

Ma che dire dei costi incredibili sia dello stoccaggio degli scarti del materiale fissile che del make green del sito dove era ubicata la centrale nucleare? Se ragionassimo come per le rinnovabili, questi costi spaventosi dovrebbero rientrare nel calcolo del costo dell'energia prodotta (LCOE, quanto cioè costa ogni chilowattora di energia elettrica prodotta).

Costi effettivi, non ridotti dagli incentivi statali o dai costi socializzati come stoccaggio e ripristino.

Quanto costa far ritornare un sito nucleare (per esempio Caorso) un prato verde?
Quanto costa mantenere in sicurezza un deposito di scorie nucleare per centinaia di anni?

In realtà non lo so. Mi piacerebbe scoprire se sono state fatte valutazioni obiettive e corrette dal punto di vista econometrico.

Per le rinnovabili si vuole mettere anche il costo della pulizia della cacca di piccione, ma per l'energia atomica?

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